Sono anni che hanno lasciato la casa che li ha visti neonati/e, bimbi/e, e poi ragazzi/e. Hanno avuto il coraggio e la determinazione di avventurarsi altrove per studio o per lavoro, per amore o per viaggiare. Hanno lasciato affetti e visi conosciuti, luoghi e occhi amicali, clima e montagne familiari, lenzuola profumate e tavole apparecchiate. E ogni tanto ritornano. Accolti come eroi! Avvistati tra i passeggeri all’aeroporto o alla stazione, scrutati interamente per controllarne aspetto e cambiamenti, abbracciati forte per dichiarare gioia e sentimenti, interrogati per carpirne l’entusiasmo-l’immutata sicurezza-la convinzione-la soddisfazione. E poi esserne portapacchi-facchini-autisti-ascensoristi-maggiordomi-cuochi-lavandaie- solo per alleviarne la stanchezza e farli sentire “A CASA”.
Sono quelli che: “meglio se non chiedi perchè si sono abituati a stare da soli e a parlar poco – non ti preoccupare per il cibo perchè non rientro mica da una foresta velenosa – non svegliarmi per colazione che io la faccio alle 14 quando voi fate la 2nda colazione, quella che in italia è il pranzo e nel piatto per loro cose tipiche spesso faticosamente preparate – non toccare la valigia che so io come disfarla – lava le camicie ma stira solo il collo che tanto le metto sotto il maglione – non riordinare il letto che dopo mi ci rimetto dentro – non togliere le pantofole da lì a terra che poi non le trovo – non farmi sentire il rombo dell’aspirapolvere alle sette di mattina – non toccare il computer che sta caricando non so cosa – non aspettarmi per la cena che vado con gli amici – non sono a casa per un paio di giorni perchè vado fuori”.
Ma tra i panni da lavare, dalla valigia spunta intatto il regalo per la mamma e per la nonna, per il papà e per il fratello e pure alla sorella. E dopo un giorno di riassetto da fuso orario sanno ritornare a farsi coccolare e trovano tanti attimi che ti sanno dedicare.
Chissà quando ripartono se hanno da recriminare e “quando e quanto” vorrebbero ritornare…
Teresa d.e le mamme d’Italia