Un tempo la moda italiana era unica a fare tendenza e finiva sulle riviste più prestigiose del mondo solo per il genio creativo di alcuni stilisti che erano personaggi veri, disegnatori capaci di creare novità e fare tendenza.
Poi… l’invasione trionfale della bruttezza ha invaso anche il campo della moda e dietro la facciata glamour si nasconde ipocrisia, falsità, corruzione, evasione, dislocazione.
L’estro creativo ha dato posto all’arroganza di imprenditori-imperatori senza scrupoli che si sono lasciati attorniare da tante, troppe figure professionali emergenti dando vita a un clan di addetti stampa, “pierre”, pubblicitari e via dicendo che hanno contribuito a creare miti eventi e falsità.
Un circo mediatico dove la comunicazione è spesso volgare, le modelle sono super pagate e sempre più magre, quasi anoressiche, tutti o quasi hanno bisogno di droghe e simili per stare in piedi a orari impossibili e onnipresenti a tutte le feste, patetiche presenze di vip alle sfilate e ora anche personaggi trash della tv in passerella, la firma ad ogni costo e ovunque anche sulle mutande, sulle lenzuola, sulle tovaglie e sulle mattonelle.
Prezzi esagerati per alimentare il desiderio di esclusivo, produzione all’estero anche se è “made in italy”, marchi passati in mano straniera, società trasferite all’estero dove leggi fiscali permissive volute da chi fa “politica estera” o “economica” consentono di evadere o “risparmiare” le tasse.
Un mondo di ricchezze e sperperi da far dire a qualche modella icona insostituibile della passerella: per meno di 10.000 dollari a serata non mi sveglio”. (quando la strada è piena di ragazze splendide che a rotazione sarebbero felici di sfilare anche gratis pur di provare l’ebrezza di indossare abiti particolari e nuovi).
Alle sfilate poi l’onore della prima fila è riservato a pochi e a seconda dell’attribuzione del posto si capta l’importanza della persona che lo occupa e spesso trattasi di personaggi dello star-system che con la moda hanno “molto” a che fare visto che poi ricevono gratis abiti da portare addosso solo per pubblicizzare il marchio. Sono pochi i clienti in prima fila, o i giovani disegnatori e quelli delle scuole di moda che dovrebbero imparare. Questi si devono accontentare del cosiddetto “standing”. I blogger invece, e i giornalisti, preferiscono intrufolarsi nel bak-stage per catturare tutti i segreti e i pettegolezzi, per spiare il dietro le quinte.
Altro fenomeno increscioso sono i falsi, i troppi falsi in giro e la difficoltà di arginare il fenomeno.
Se scendiamo dal piedistallo dell’alta moda e della prima linea ci sono la moda low-cost e low-luxury, i sottomarchi per così dire o le linee più abbordabili e meno costose della griffe originaria, ma quì il problema grosso è la distribuzione. Non si capisce se la deve distribuire il grossista o le aziende produttrici tramite loro agenti e direttamente ai dettagli, se vogliono i corner nei negozi qualificati che in tempi di crisi si traduce “a chiunque la chiede”, se sono capi esclusivamente in vendita nei loro negozi monomarca o se vogliono riempire i centri commerciali. Insomma… si rischia di trovare la merce ovunque e a prezzi diversi, una confusione che genera incertezza e poca credibilità soprattutto in tempi di saldi.
Qualcuno avrebbe voglia di urlare tutto il marcio che si respira in questo ambiente ma l’ipocrisia vince perchè deve sostenere il denaro.
E che noia quando devo essere presente per essere al corrente. Io capto falsità nel linguaggio e nelle relazioni tra persone che vi operano, tutti rivolti a un solo obiettivo: farsi notare anche a costo di essere ridicoli, essere presenti solo per essere visti.
E poi sono talmente tanti gli eventi e le manifestazioni, le fiere e le presentazioni, che non si sa più dove andare.
Devo sottolineare che non ho nulla contro i marchi, la qualità, la creatività, le novità, l’originalità, che sono tutto il bello della moda.
Io non amo la comunicazione ossessiva e falsa che si serve di qualsiasi linguaggio per plagiare soprattutto i giovani, inesperti e grande possibile forza di mercato, e indurli all’acquisto solo per essere alla moda.
Cosa fare, si potrebbe ricostruire tutto dando spazio ai nuovi, facendo emergere i meno noti sperando che non siano contagiati da questo modo di operare.
Ma questo dipende da voi, da quanto siete disposti a comprare le cose solo perchè vi piacciono e anche se non le firma il vostro stilista preferito.
La bellezza di un acquisto deve avere anche un carattere morale oltre a lasciare un contenuto emozionale positivo, altrimenti è tutt’altro, è massificazione, omologazione.
Mica vi piace sempre e solo credere alle favole?
Vi aspetto da Anter, i nostri marchi e il giusto rapporto qualità/prezzo sono garanzia di novità tendenza e serietà.
Teresa d.