Cava dè Tirreni, 25 luglio 2016
E VIVO DI ALTRO
Livore, nei confronti di un mondo che non mi appartiene – non invento più la singolare mescolanza di linguaggio – che con effetti speciali – descriveva una fantasia addosso – sono fuori dal tempo e dalle mode – tento di esprimere – l’urgente desiderio – di vivere – appieno – una malinconia.
( Questo sopra è’ un esempio di cose che scrivo, che poi aggiusto, aggiungo, cancello, fino a che potrebbe essere poesia. )
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Lo avevo detto, che oltre la moda vivo di altro. Altro che non si vede, vivo dell’invisibile, vivo di pensieri. Sulla vita, sulle ingiustizie, sull’amore. Vivo di emozioni. E scrivo. Alcuni sono versi che tentano di decrivere immagini, fatti, sentimenti. Sarà poesia? Forse si. Lo sto scoprendo piano piano. Ieri sera, all’Arco Catalano, un cortile all’interno di una Corte che introduce a Palazzo Pinto, storico edificio in Via Mercanti, durante la manifestazione “Arte senza Età”, organizzata da Centro Artisti Salernitani, invitata e presentata al pubblico dal magico prof Franco Bruno Vitolo, sono state lette due mie composizioni. Una è quella della pagina 28 all’interno dell’antologia “Io, donna… in 200 parole”, di cui parlavo nel post precendente.
Dal titolo:
SONO UNA NONNA, ERO UN’OPERA D’ARTE
Non sono un quadro. Non sono il sole ma so illuminare, non sono la luna ma so rischiarare, non sono il vento ma voglio volare.
Non sono una vela che passeggia sul mare, non sono un castello, non sono scarpe e borse alla moda, non sono un vestito firmato da altri, non ho queste cose ma le altre ce l’ho.
Non sono musica perché la cantavo.
Non scolpisco sculture perché le ammiravo.
Non dipingo su tela perché dipingevo la vita.
Ero proposte e risposte. Ero tanto da fare.
Tutto quello che ero, non lo sono più.
Sono un’opera d’arte sfregiata. Sono una nonna ferita.
Il dolore imprigiona, incatena ogni cosa, ti toglie il respiro, distrugge i tuoi sogni,
Ti raggiunge in tutti i luoghi del mondo, ce l’hai nella mente.
Fisso, incollato, invadente. E se cambi i pensieri?
Non c’è più dramma, non c’è tragedia. Lui è unico, è il nuovo che avanza, è il mio punto di mezzo. E’ perso perché è un diverso. Ma io lo ritrovo, lo raggiungo, lo spingo. Ora so la speranza, sarò forte abbastanza.
Figlia, il tuo bimbo è per tutta la vita, siete opera d’arte infinita.
Ora so la speranza, sarò forte abbastanza!
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Mi direte che scrivo solo di questo, che non penso ad altro. Invece no, ho scritto altro, che forse diventerà una silloge, cioè una raccolta di poesie. L’altra, di quelle lette ieri sera, la scriverò qui la prossima volta.
Questa foto non rende giustizia nè a luogo nè a persone.
Ma tutto il bello della poesia è dentro di noi.
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Teresa d. – Al prossimo post con “Incroci Paralleli” – l’altra poesia.