Cava dè Tirreni, 31 ottobre 2017
Crisantemi – fiore simbolo dei defunti
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UNA POESIA CHE HO APPENA SCRITTO
“Per i miei cari morti”
Spuntavano
in un angolo del comò
la sera prima di Ognissanti
quei volti incorniciati
in bianco e nero
gente che non conoscevo
ben pettinati
come preparati per lo scatto
tutti con lo stesso sfondo
un grigio chiaro-scuro
annuvolato
parevano in posa
già pronti per il cielo.
La mattina dopo
avevano davanti
una parata di lumini accesi
e la mamma faceva per ognuno
il segno della croce
poi ci vestiva bene
e tenendoci per mano
si andava al cimitero
una mattina intera
e il giorno dopo pure
tra loculi illuminati
e lapidi infiorate
gente in ogni viale
pronta al raccoglimento
e alla preghiera
anche davanti a volti sui marmi sconosciuti
“Qui ci sono quelli che sono stati e che non vedi”
mi diceva mamma,
e vanno rispettati
per questo
in quei giorni del ricordo
tante cose erano vietate
niente tv accesa nelle case
niente musica
le sale cinema erano chiuse
come se il dolore delle morti
dovesse essere rinnovato dentro un rito.
Usanza, tradizione, parata
dicevo a mamma
che era meglio rispettarli in vita
e lasciarli al silenzio dell’eternità
ognuno con i suoi meriti e segreti
consegnati per sempre all’aldilà.
Ha cambiato colori
è tutto arancio e nero
quell’antico altare
esibito come tempio nelle case
e ha ceduto il posto
a tutt’altra cosa
è di zucche intagliate
scavate come teschi e abbruttite
illuminate di macabro
terrificanti
usanze nordiche
di tradizioni arcaiche
hanno invaso il mondo
e noi
abbiamo trasformato
i nostri morti in zompi
spiriti che mettono paura
mostri che elemosinano dolcetti
pena un raggiro o una iattura
che si chiamano scherzetti.
Per i miei cari morti
e per quelli cari agli altri
di ogni religione e ogni colore
io uso rallentare un po’ la vita
li cerco quando voglio
e nella giornata dedicata
li raggiungo con un fiore
poggiato sulla tomba al cimitero
o solo nella luce mesta del ricordo
e nel silenzio ovunque li ritrovo
un ballo una cena o una risata
una gita fuori porta o in una passeggiata
e in ogni speranza che abbiamo sperato.
Scomparsi e vivi all’infinito.
—
Non so quanti di voi amano fare riflessioni sulle cose intorno, su ciò che vediamo, che viviamo, che facciamo. A me capita spesso. Forse per questo ho appena scritto questa poesia. Che non vuole impedire di festeggiare Halloween, sia chiaro. Sono per le libere scelte purchè lecite e non invasive dei diritti altrui. Mi permetto solo di dire che è una ricorrenza che non ho mai sentito mia. E quando mi sono trovata nei paesi in cui è nata ed è tradizione secolare, mi sono solo limitata ad osservare addobbi davanti alle case, bellissimi, libero esercizio di fantasia dai colori arancio e nero, zucche rese piccole opere d’arte, tutto come da noi con abeti, pastori e palline colorate per le festività di fine anno. E non voglio nemmeno criticare l’usanza di andare al cimitero nel giorno dei morti, anzi, le giornate dedicate sono spunti di riflessione utili, in questo caso sono un invito a ricordare chi ci ha preceduto ed ha contribuito prima di noi all’avventura della vita. L’ho scritta perchè avverto un cambiamento oserei dire sociale, di costume. Io sono cresciuta con il culto dei morti, i primi giorni di novembre in casa mia era come vivere in una condizione luttuosa. Da stamattina invece non ho sentito altro che parlare della festa di Halloween e del ponte lungo utile per una vacanza. Forse va bene uguale, non è dimenticanza oppure un torto verso i nostri cari defunti, ma io avverto questo cambiamento, e l’ho descritto. Tutto quà. Vi auguro un Buon inizio di Novembre tra le festività religiose di Ognissanti e dei defunti. E quella civile nella giornata del 04, che è la Giornata dell’Unità Nazionale, dedicata alle Forze Armate.
Grazie a tutti per essere tra queste pagine.
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